Mini-museo della civiltà contadina
Manufatti artigianali dei germani
Abramo Mario ed Emanuele
Sono presenti in bella mostra manufatti dell’artigianato familiare e delle abitudini domestiche del passato, come recipienti in terracotta per il bucato (“ngufunaturo”) o per la conservazione degli alimenti (“muscetora”, “cannata”, “barrile”), utensili domestici come il mortaio o “pisaturo” o il “ferro da stiro a carbone” o la ”lampada a olio” oppure utensili artigianali ricostruiti come il “torchio in legno” o come il “mangano”, usato per la separazione della fibra dallo stelo della pianta del lino o della canapa e il “cardo” per liberare le fibre tessili dallo scarto.
Manufatti e utensili esposti:
Altri Manufatti e utensili esposti:
Il Mortaio o Pisaturo
Lavorato a mano con piccoli utensili. Si utilizzava in passato per pestare il sale. Oggi è considerato un oggetto di arredo.
Realizzato dall’artigiano Abramo Emanuele.
Il torchio
Antico torchio in legno di ulivo e noce utilizzato per la spremitura dell’uva e delle olive, di dimensioni pari a un terzo dell’originale.
Realizzato dagli artigiani Abramo Mario e Emanuele.
“MANGANO”
Utensile di legno la cui parte interna è costituita da “due canalette”, ciascuna con sezione trasversale a forma di V, uguali e parallele, avente la parte centrale, che fungeva da “mazza dentata”, modellata in modo tale che sovrapponendola alle “due canalette” dell’“elemento principale” combaciasse così perfettamente da sembrare un unico pezzo.
Un estremo della mazza è incardinato, con un perno di legno, all’estremità dell’elemento principale, mentre l’altro è sagomato a mo’ di “manico” per consentire all’operatore di impugnarlo e pestare, con movimenti ritmici, i fasci di lino o canapa (in precedenza messi a macerare e poi ad essiccare),.sistemati nelle “canalette in senso longitudinale, al fine separare, tramite battitura con la “mazza dentata”, la parte legnosa dalla fibra.
Realizzato dall’artigiano Abramo Emanuele
“CARDO”
Utensile di legno dotato di punte metalliche utilizzato per cardare la canapa o il lino. I fasci di canapa o lino venivano passati sulle punte metalliche per liberare le fibre tessili dallo scarto. La cardatura è un'operazione che precede il processo di filatura e consiste nel liberare dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili, al fine di permettere le successive operazioni di filatura.
In versione originale, è stato restaurato dall’artigiano Abramo Emanuele.
La lanterna
Al calare del sole e in assenza di corrente elettrica veniva utilizzata per farsi luce in casa, per spostarsi in paese o nelle campagne.
Realizzata dall’artigiano Abramo Emanuele.
La lampada a olio
Formata da un contenitore in rame in cui veniva depositato l’olio vegetale come liquido combustibile. La fiamma si manteneva grazie a un beccuccio laterale, provvisto di stoppino in fibra vegetale che si intingeva nel materiale combustibile. Utilizzata fino al 1950.
Realizzata dall’artigiano Abramo Emanuele, secondo il brevetto del padre.
“U ngufanaturo”
Grosso vaso in terracotta utilizzato per il lavaggio della biancheria. Si riempiva di panni già bagnati e una volta arrivati a 3 cm dal bordo si disponeva sopra un panno protettivo. A quel punto si inserivano la cenere, le foglie di alloro o altre erbe aromatiche e si riempiva il restante spazio di acqua bollente. La cenere, filtrata dal panno protettivo, penetrava pian piano in tutta la biancheria sgrassandola, mentre l’acqua sporca fuoriusciva dal beccuccio posizionato in basso.
“A Muscetora” o “Cantaro”
Si tratta di un recipiente in terracotta utilizzato per la conservazione dei cibi, in modo particolare della frutta. Si raccoglieva tutta la frutta che non era giunta a maturazione (es. le mele acerbe), si ricopriva di aceto e poi si consumava all’insalata durante l’inverno. Altro alimento tipico da conservazione erano le salsicce, in questo caso ricoperte di olio.
Questo tipo di recipiente poteva essere utilizzato anche per uno scopo ben diverso e ad oggi impensabile, ossia come water da stanza. Una volta pieno veniva svuotato ai piedi di un albero da frutto con la funzione di concime.
Ferro da stiro a carbone
Ferro in ghisa costituito da un contenitore nel quale venivano posti dei carboni accesi e incandescenti e da un “manico” in legno che poggiava sul coperchio apribile.
L’uso di questo ferro da stiro a carbone richiedeva particolare attenzione, per il rischio di tingere, con la cenere, gli indumenti di nero o di bruciarli con le braci incandescenti.
Il “barrile”
Era un barile di legno utilizzato per prelevare l’acqua potabile da una sorgente o da fontana naturale e trasportarla a casa utilizzando l’asino.
Il campanaccio
Simbolo della transumanza. Il campanaccio veniva indossato dalla mucca più grande che con il suo suono fungeva da guida per tutto il gregge.
Lo spieto
Si utilizzava per preparare gli arrosti sulla brace del camino. Di tanto in tanto si girava per assicurarne la giusta cottura.
La “cannata”
La cannata è un recipiente tradizionale di argilla dalla pancia generalmente grande, poi assottigliata verso il basso, utilizzato per contenere soprattutto acqua e per trasportarla dalle fontane alle case degli abitanti che ne erano sprovviste.
Lavello
Ricavato da pietra calcarea e lavorato con martello e scalpello dal muratore artigiano Emanuele Abramo.
Macchina per cucire
Risale agli inizi del 1900, proveniente dal Nord Europa. Ancora perfettamente funzionante, usata dalla famiglia del proprietario già durante la prima guerra mondiale e poi durante la seconda guerra mondiale. Si realizzavano per lo più lenzuola ricamate che venivano barattate con prodotti della terra.